sabato 8 novembre 2008

I CONSIGLI DI COSSIGA

Dico, va bene, nel movimento studentesco ci sono dei parolai, degli esaltati, degli estremisti, tutto quello che si vuole. Ma dall'altra parte c'è gente forse anche peggiore. In particolare, mi fanno riflettere parecchio le ultime uscite di Cossiga, su infiltrati e strategie per alzare la tensione. Non so se sia la vecchiaia, il fatto che non stia più tanto bene, o la decisione di vuotare il sacco per mettersi in parte a posto la coscienza, o tutte queste cose insieme, ma comunque tutto diventa più chiaro - anche, il passato, se uno pensa agli anni Sessanta-Settanta e alle demonizzazioni postume di questo periodo. Bisognerebbe chiedersi quanto alcuni poteri dello stesso stato, in nome dell'"ordine", abbiano contribuito a gettare nel marasma quegli anni.
Dopo i fatti di ieri a Roma, Cossiga (che già aveva consigliato l'uso di inflitrati durante le manifestazioni, come ai "bei vecchi tempi") incalza: "Serve una vittima e poi si potranno usare le maniere forti" contro i manifestanti. Cossiga ci dà anche una cinica ma a quanto pare efficace lezione politica: l'ordine pubblico si basa sul consenso popolare, che "si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti". Da abile stratega, dice che è stato un "grave errore strategico" fare cariche "di alleggerimento" contro i manifestanti, "usando anche anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante".
Meglio sarebbe per Cossiga ritirare le forze di polizia, ma come secondo lui "l'ideale" è che i manifestanti facciano qualche vittima involontaria ("meglio un vecchio, una donna o un bambino") e magari qualche danneggiamento a posti come l'arcivescovado di Milano, una sede di Caritas o Pax Christi. Per Cossiga "basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave" precisando però con spirito cristiano: "ma senza pericolo di vita". Questo casus belli genererebbe paura e odio verso i manifestanti "e i loro mandanti". Quindi, dopo aver atteso un po' l'aumento del livello dello scontro, potrebbe scatenarsi la reazione brutale della polizia.

venerdì 7 novembre 2008

ALTRI FLASH...






Aggiungo altre foto e ulteriori particolari. Per quanto posso capire, non essendo addentro alla questione e nella testa di chi lo ha deciso, parte del corteo ha tentato oggi di recarsi alla stazione dei treni a Piramide, probabilmente per bloccarla come gesto dimostrativo contro quello che viene giudicato un boicottaggio da parte di Trenitalia contro i manifestanti (perché non garantirebbe treni speciali per la manifestazione della prossima settimana a Roma). Stessa cosa pare sia avvenuta a Pisa, come hanno detto quelli del camioncino dello spezzone universitario stamattina.
Comunque, è successo che verso le 14:30-15:00 la testa del corteo ha corso da Porta San Paolo verso l'entrata della stazione, tentando di entrare, ma è lì era schierata la polizia. Io che stavo lì in quel momento, ho deciso di seguirli fino all'entrata della metro Piramide. Pare che qualcuno sia riuscito a entrare, ma è stato bloccato. Ci sono stati dei momenti di tensione - gente che urlava, spingeva, scandiva cori, sguardi di sfida. Ho visto volare anche qualche oggetto ed è stato sfasciato il lunotto posteriore di una macchina parcheggiata lì davanti. Qualche giovane ha preso delle manganellate e la celere è accorsa sul posto per rafforzare la posizione: si parlava di uno che aveva una ferita alla testa; ho visto poi uno che si passava una busta col ghiaccio sulla testa (non so se sia lo stesso). Poi il corteo si è mosso verso viale Aventino.
Comunque, altre foto.

QUALCHE FLASH DALLA MANIFESTAZIONE DI OGGI A ROMA











Finalmente, ho scoperto la mia utilità durante le manifestazioni e trovato un modo per non annoiarmi: fare fotografie. Con una macchina digitale fiammante, ho fatto un po' di foto alla manifestazione di oggi a Roma indetta dagli studenti universitari. Avrò camminato una roba come quattro-cinque ore per tutta la città, alla fermata Circo Massimo della metro mi sono eclissato per tornare a casa e prepararmi per andare alla lezione che ho proprio alle cinque e mezza di oggi!
Intanto, qualche foto dei tafferugli davanti all'ingresso della stazione dei treni a Piramide, alcune fatte in maniere fortunosa, aggrappato alla ringhiera - ma dentro la notizia... Altre le posterò in seguito, adesso devo andare.

venerdì 31 ottobre 2008

QUELLI CHE C'ERANO E NON C'ERANO

Ieri sono andato addirittura a manifestare per i tagli all'università. C'ero anch'io tra i "mille mila" nel corteo di ieri a Roma. In realtà, non ero così preso dall'entusiasmo e dal sacro fuoco della rivolta e della rivendicazione studentesca, anche perché il decreto Gelmini è bello che approvato e la legge che taglia 7-8 miliardi sta ancora lì. Prima di uscire, ho chiesto un po' in giro se c'era qualche amico, altrimenti non penso sarei uscito per farmi qualche chilometro a piedi in mezzo ad una folla di sconosciuti. Non avevo lezioni in programma, e quindi mi sono detto: usciamo, dato che solidarizzo con la protesta. C'era un po' quella strana e sottile voglia di esserci in un momento che è più o meno "storico", rimanendo però non totalmente coinvolti. Un po' come durante le proteste contro l'inaugurazione dell'anno accademico della "Sapienza" da parte del papa, mesi fa.
La sera prima un mio amico mi aveva messo la pulce nell'orecchio, parlandomi di questa mobilitazione che sta coinvolgendo moltissimi giovani e che non si era vista così da tanti anni.
Alla fine del corteo, arrivati stanchissimi davanti al ministero dell'Istruzione, verso le due, io e i miei amici ci siamo defilati verso un kebabaro da quelle parti.
Sostengo le ragioni della protesta, ma non ho mai bazzicato gli ambienti dei fricchettoni universitari che sono sempre in prima linea quando si tratta di protestare. Non sono mai stato coinvolto dai loro atteggiamenti, che spesso - diciamocelo - sfociano nella macchietta del ribelle scapigliato e terzomondista. Tutti i gruppi tendono in una certa misura al conformismo, in atteggiamenti, linguaggi e simboli radicati - e anche la trasgressione spinta alle estreme conseguenze può essere conformista: me ne faccio una ragione, in fondo certe cose le studio pure. Certo, a sentire gli abbottonati e stizzosi rappresentanti studenteschi (o presunti tali) di destra sembra di cadere dalla padella alla brace e uno arriva pure a rivalutare quelli della sinistra cosiddetta movimentista: in particolare, rimarrà storica per la sua pesantezza e antipatia l'esibizione di ieri sera ad Anno Zero di un saccente e aggressivo fuori corso di destra che parlava di piazze manipolate dalla sinistra e vedeva faziosità e angherie della sinistra ovunque. L'egemonia di Berlusconi sta facendo effetto: adesso abbiamo ufficialmente una prima generazione sottoprodotto del berlusconismo, apparsa e consacrata pure sui media. Se questo è il futuro, forse sono meglio le classiche "zecche".
Mi piace il fatto che questa protesta non sia affatto "settaria" come vorrebbero farla passare certi media e la destra: ho visto giovani di tutti i tipi, professori, lavoratori, uniti non da simboli o bandiere ma da semplice necessità di sopravvivenza, durante la manifestazione.
In fondo, mi commuove un po' l'onestà di un altro caro amico che mi ha inviato un messaggio ieri mattina (e che mi è arrivato mentre me ne tornavo all'università verso le cinque e mezza per una lezione): "Io nn so niente nn ho visto niente. Mo sto andando a seguire una lezione, ma nn so se er prof ce sta. Ormai la legge è passata, a ke minkia serve?". Che è la reazione di tanti che sono solidali con le ragioni della protesta. Questa è la vera maggioranza silenziosa, non quella che vorrebbero farci passare.

martedì 28 ottobre 2008

DOPO IL DILUVIO

In serata, acquazzone storico a Roma. E' uno di quei momenti in cui apprezzi davvero il fatto di avere un tetto sopra la testa, mura solide intorno e il calore conviviale della famiglia che ti circonda. Mi turba un pochino il solo pensiero che sarei potuto nascere qualche secolo fa, o qualche millennio fa, in balia degli elementi a guardare con terrore il cielo che scarica tutta la sua rabbia su questo piccolo pianeta, dove aleggiano nuvole come silenziosi e minacciosi cacciabombardieri inviati da dèi che giocano a Risiko. Io al cielo invece mi posso permettere di fare il gesto dell'ombrello - ché un ombrello serve sempre, soprattutto in certi casi. Eppure mi coglie nel profondo un che di kantiano "sublime dinamico", mentre il bombardamento di miliardi di gocce al secondo continua inesorabile e rimette in discussione il tutto, sconvolgendolo. E stare davanti alla finestra è come essere bambini e fissare ipnotizzati una tv che frigge e manda un ammasso impazzito di disturbi di sintonizzazione. Quando tutto finisce, si dirada la nebbiolina e viene fuori una Guernica in miniatura...

lunedì 27 ottobre 2008

POI COMINCIA ER TORMENTO DE LA SCOLA...

Stamattina mi sveglio tardissimo ed esco di casa per comprare alcuni libri per i corsi universitari. Giù e poi su (in salita!) per viale Ippocrate e dintorni. Già sono partiti 62 euro e rotti, per due libri degni di questo nome e un altro paio che hanno la consistenza degli opuscoli che ti infilano nella cassetta della posta. E' davvero ricominciato "er tormento de la scola" e mi toccherà ricominciare a studiare ufficialmente per i prossimi esami, in gennaio. Sempre a trottare. Ma in fondo è bello così: un cavallo o trotta, o viene tramutato in fettine et similia. Come non citare Giuseppe Gioacchino Belli e il suo sonetto La vita dell'omo?

sabato 25 ottobre 2008

OSSIMORI ITALIOTI

E' un periodo che mi sto intrippando con Facebook. Eh, lo so, sono entrato nel gorgo anch'io. Faccio uno dei tanti test, anzi due con lo stesso titolo: Quanto sei italiano.
Faccio il primo, un quiz di cultura generale e risulto "Patriotta Italiano" ("patriotta": espressione arcaica, ma corretta, a quanto vedo - oppure il tizio ha sbagliato a digitare la parola). Vengo paragonato a personaggio del calibro (è proprio il caso di dirlo) di Rocco Siffredi, prodotti come la pizza e il parmigiano. Addirittura potrei creare una lista mia alle prossime elezioni...
Faccio il secondo test, che è sullo stereotipo del "carattere" italiano: il risultato, pesante come un macigno, è Forse è meglio emigrare...
Potrei fare di mestiere uno dei tanti cervelli in fuga.