Ieri sono andato addirittura a manifestare per i tagli all'università. C'ero anch'io tra i "mille mila" nel corteo di ieri a Roma. In realtà, non ero così preso dall'entusiasmo e dal sacro fuoco della rivolta e della rivendicazione studentesca, anche perché il decreto Gelmini è bello che approvato e la legge che taglia 7-8 miliardi sta ancora lì. Prima di uscire, ho chiesto un po' in giro se c'era qualche amico, altrimenti non penso sarei uscito per farmi qualche chilometro a piedi in mezzo ad una folla di sconosciuti. Non avevo lezioni in programma, e quindi mi sono detto: usciamo, dato che solidarizzo con la protesta. C'era un po' quella strana e sottile voglia di esserci in un momento che è più o meno "storico", rimanendo però non totalmente coinvolti. Un po' come durante le proteste contro l'inaugurazione dell'anno accademico della "Sapienza" da parte del papa, mesi fa.
La sera prima un mio amico mi aveva messo la pulce nell'orecchio, parlandomi di questa mobilitazione che sta coinvolgendo moltissimi giovani e che non si era vista così da tanti anni.
Alla fine del corteo, arrivati stanchissimi davanti al ministero dell'Istruzione, verso le due, io e i miei amici ci siamo defilati verso un kebabaro da quelle parti.
Sostengo le ragioni della protesta, ma non ho mai bazzicato gli ambienti dei fricchettoni universitari che sono sempre in prima linea quando si tratta di protestare. Non sono mai stato coinvolto dai loro atteggiamenti, che spesso - diciamocelo - sfociano nella macchietta del ribelle scapigliato e terzomondista. Tutti i gruppi tendono in una certa misura al conformismo, in atteggiamenti, linguaggi e simboli radicati - e anche la trasgressione spinta alle estreme conseguenze può essere conformista: me ne faccio una ragione, in fondo certe cose le studio pure. Certo, a sentire gli abbottonati e stizzosi rappresentanti studenteschi (o presunti tali) di destra sembra di cadere dalla padella alla brace e uno arriva pure a rivalutare quelli della sinistra cosiddetta movimentista: in particolare, rimarrà storica per la sua pesantezza e antipatia l'esibizione di ieri sera ad Anno Zero di un saccente e aggressivo fuori corso di destra che parlava di piazze manipolate dalla sinistra e vedeva faziosità e angherie della sinistra ovunque. L'egemonia di Berlusconi sta facendo effetto: adesso abbiamo ufficialmente una prima generazione sottoprodotto del berlusconismo, apparsa e consacrata pure sui media. Se questo è il futuro, forse sono meglio le classiche "zecche".
Mi piace il fatto che questa protesta non sia affatto "settaria" come vorrebbero farla passare certi media e la destra: ho visto giovani di tutti i tipi, professori, lavoratori, uniti non da simboli o bandiere ma da semplice necessità di sopravvivenza, durante la manifestazione.
In fondo, mi commuove un po' l'onestà di un altro caro amico che mi ha inviato un messaggio ieri mattina (e che mi è arrivato mentre me ne tornavo all'università verso le cinque e mezza per una lezione): "Io nn so niente nn ho visto niente. Mo sto andando a seguire una lezione, ma nn so se er prof ce sta. Ormai la legge è passata, a ke minkia serve?". Che è la reazione di tanti che sono solidali con le ragioni della protesta. Questa è la vera maggioranza silenziosa, non quella che vorrebbero farci passare.
.
10 anni fa
1 commento:
Già a che minkia serve? Speriamo nel referendum!
Posta un commento